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Qualcosa che somiglia al vero amore

Clémentine, la ventisettenne protagonista di Qualcosa che somiglia al vero amore, riceve in eredità da una lontana zia uno splendido appartamento affacciato sui tetti di Parigi. L’incontro con questa casa si trasforma per lei nell’incontro con un intero mondo nuovo: la palazzina in cui si trova l’appartamento, infatti, è abitata da molti personaggi speciali, come il portiere Hector, con il suo amore per le rose e un figlio affascinante, e il piccolo Remy, con la sua deliziosa famiglia che la accoglie amorevolmente tra le sue braccia e le merende del mercoledì pomeriggio.
Nella sua piccola, ma perfetta casa al numero 14 di rue Le Monde, la protagonista fa un lavoro particolare: ospita bambini con difficoltà e legge loro dei libri per dimostrare - anche a se stessa - come la lettura possa sconfiggere tutte le ansie e le paure. La forza dei libri gioca un ruolo essenziale in questo romanzo, tanto che la stessa Clémentine si ritrova ad essere – a sua insaputa – protagonista della splendida storia d’amore scritta da Albert, scrittore in erba, che dopo averla vista per strada in un giorno di pioggia è rimasto completamente stregato dalla sua bellezza e sogna di poterla rivedere, di riuscire a parlarle e ad amarla. Nel giro di pochissimo il libro di Albert conquista il cuore di tutti i parigini e arriva anche tra le mani di Clémentine, che leggendolo ha uno strano presentimento: sente che in qualche modo quel libro le appartiene.
Intanto la ragazza riceve la telefonata di Thomas, ex inquilino dell’appartamento, che le chiede di poter recuperare un libro a cui era molto affezionato e che ha dimenticato in quella casa: si tratta esattamente del libro che la nonna di Clémentine leggeva sempre a lei e al fratellino quand’erano piccoli, il libro più importante della sua infanzia.
Insomma, Qualcosa che somiglia al vero amore è innanzitutto un romanzo che parla di libri e di come la lettura possa aiutare le persone: non c’è solo la Libroterapia praticata da Clémentine con i bambini, ci sono anche i sogni che un giovane scrittore affida al suo capolavoro e ci sono i ricordi d’infanzia legati ad un libro, che aiutano due perfetti sconosciuti a conoscersi.
Quella che ci troviamo di fronte sembra essere una normale e quasi banale storia d’amore, ma non lo è affatto: il modo che solo i bambini hanno di guardare il mondo è il mezzo tramite cui anche gli adulti imparano a crescere. L’autrice vuole insegnare a ciascuno di noi che “la felicità non sta nel fare tutto ciò che si vuole, ma nel volere tutto ciò che si fa” e la protagonista – determinata e sicura di sé, ma allo stesso tempo molto dolce – vive questo a pieno: è una ragazza deliziosa, che ha la capacità di tirar fuori il meglio dalla vita, molto sensibile, capace di guardare il mondo con uno sguardo leggero, ma allo stesso tempo decisamente profondo.

Cecilia Giraudo, Francesco Regolo
Biblioteca Civica di Cuneo
Servizio Civile Nazionale

Non importa quale sia la strada, l’importante è che porti alla felicità.

“Dalle finestre della scala, a mano a mano che salivano, le macchine parcheggiate diventavano più piccole, e più grande l’emozione di Clémentine. Arrivati in cima, si fermarono. Niente doveva essere scontato.” È così che la protagonista del romanzo scritto da Cristina Petit, “Qualcosa che somiglia al vero amore”, entra per la prima volta nel piccolo appartamento nel centro di Parigi ricevuto alla morte di una lontana zia a lei sconosciuta. Clémentine Poli viene da subito presentata come una ragazza dall’animo buono e altruista, quasi d’altri tempi, con una passione smodata per i libri e una vita in cui hanno un ruolo fondamentale gli amici e la famiglia. Non appena la ragazza mette piede nella sua nuova casa, sembra di essere trasportati in uno spazio anacronistico, nel quale gli anni non passano mai, in accordo con la personalità già percepibile della protagonista. C’è una stanza in particolare che assume un peso importante durante tutto il romanzo, una grande sala precedentemente adibita a libreria della quale conserva solo i numerosissimi scaffali su misura, che Clémentine riempirà con molta facilità grazie ai numerosi libri che hanno accompagnato lo scorrere della sua vita e che continua a tenere accanto a sé. Insieme a questo appartamento che sembra fatto apposta per lei, la protagonista trova anche un ambiente assurdamente familiare e amichevole, riscaldato dalla presenza di un bambino, Remy, e della sua famiglia che accoglie subito la nuova arrivata a braccia aperte insieme al portiere del condominio, Hector, un uomo affabile e dolce appassionato di botanica, al contrario delle aspettative.
Dopo essersi sistemata nell’appartamento con l’aiuto dei vecchi e dei nuovi amici, Clémentine continua a vivere la sua vita scandita dal tè del mercoledì pomeriggio a casa di Remy e dagli incontri di “libroterapia” tenuti nella grande sala ricca di libri, nella quale trascorrerà ore con bambini affetti da problemi emotivi leggendo con loro storie e racconti di ogni genere, con lo scopo di aiutarli a superare le loro difficoltà senza l’utilizzo di medicinali.
Parallelamente alle esperienze di Clémentine, è raccontata anche la vicenda di un giovane scrittore parigino che, dopo aver incrociato la ragazza per strada e poi sulla metropolitana, s’innamora di lei a tal punto da farla diventare la protagonista del suo nuovo romanzo. Intanto una telefonata inaspettata dal precedente inquilino dell’appartamento potrebbe cambiare la vita di Clémentine.
Magicamente, i personaggi si trovano a vivere in una Parigi idilliaca che non sembra appartenere a questo mondo. L’esistenza dei protagonisti, infatti, scorre priva di problemi significativi, tolto un episodio appartenente all’infanzia della ragazza, così da far sembrare il romanzo in qualche modo utopico.
Paradossalmente, le ricorrenti e minuziose descrizioni, a volte anche eccessive, fanno sembrare gli episodi narrati molto reali e permettono di immaginare i luoghi nei quali è ambientato il racconto, anch’essi in armonia con la perfezione sfiorata dalla vita dei personaggi, tanta da far nascere un senso d’invidia nell’animo del lettore, consapevole del fatto che sia alquanto improbabile che succeda anche a noi comuni mortali di ricevere un appartamento da una zia di cui conoscevamo a malapena il nome.
Nel complesso questo si può definire un buon romanzo, l’idea della terapia mediante la lettura di libri è buona, originale e fa percepire molto bene quanto essi possano essere importanti nella formazione di una persona. Sono rimasta delusa dal finale, non ho trovato una vera e propria coesione con il resto del romanzo e mi ha sorpresa molto, non propriamente nel senso positivo del termine. Inoltre la scelta di ambientare una storia d’amore a Parigi implica un lieto fine, ovviamente, che diventa scontato.
La lettura risulta molto scorrevole grazie al lessico semplice, a tratti però è appesantita dalle descrizioni. Consiglierei questo romanzo a chi cerca una storia non troppo complicata e impegnativa e che vuole avere una via di fuga dai problemi della vita rifugiandosi in un irreale mondo perfetto.

Eleonora Quaranta
Liceo Scientifico "Vasco", Mondovì
classe II A

“Lui le diede il bacio più bello di cui mai fu scritto prima”
Clémentine, una ragazza dolce e simpatica, è la protagonista del primo romanzo di Cristina Petit. In una Parigi misteriosa e romantica Albert, uno scrittore alle prime armi, trova l’ispirazione per scrivere una nuova favola grazie ad un incontro casuale con la giovane in metropolitana. Mentre questa storia inonda le strade parigine, Clémentine lavora nel nuovo appartamento leggendo i libri ai bambini ignorando ciò che succede al di fuori.  Il giovane scrittore ormai innamorato del personaggio principale della sua favola, inizia a cercarla in ogni angolo della città. Riuscirà a ritrovarla? Il linguaggio del romanzo è scorrevole e semplice.  Si legge molto velocemente e cattura l’attenzione del lettore. L’idea di dare ai libri il “potere” di portare alla felicità è intrigante perché il lettore cerca di capire come questo sia possibile.   Tuttavia la storia sembra essere ambientata in un’altra realtà che assomiglia a quella di una favola e la trama è scontata infatti proseguendo con la lettura si intuisce il finale e alcuno spazio viene lasciato all’immaginazione. Il romanzo è rosa… destinato a un pubblico femminile.

Annalisa Marenco
Liceo Scientifico "Vasco", Mondovì
classe IV A