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Elena Bracco

"Mai dover dire: ti volevo dire"

Le parole hanno potere, colmano i nostri pensieri, anche quando urlano la collera o il dolore, quando deludono o illudono. Sono un susseguirsi di suoni dai molteplici significati, che per alcune persone sono foglie al vento, per altre diamanti. Spesso i nostri gesti esprimono molto più delle parole, aiutandoci quando queste si fermano in gola. Eppure quelle che non escono sono sempre le più vere, le più difficili da pronunciare, sono quelle che ti logorano, che ti uccidono dentro: infuriano, scalciano nello stesso modo in cui esplodono dalle pagine di un libro gli atti di una scena teatrale.
Questo è quello che Viola, la protagonista del romanzo, ci ha permesso di capire e di conoscere più a fondo. Cresciuta in circostanze difficili, dovute alla prematura morte del padre, ella dovrà affrontare un trauma legato al mutismo selettivo. Giacomo, nel corso della sua vita, non ha saputo, forse per timore, colmare quel vuoto che si frappone tra un genitore ed una figlia, lasciando che il tempo scorresse inesorabile, sino alla fine, impedendogli così di cogliere l’attimo, l’essenza del momento, privandolo del contatto emotivo con la figlia. Mandata dalla madre in un collegio svizzero, nella speranza di risolvere il suo problema, Viola, grazie ad un amico di famiglia che le affida numerose lettere ed agende, potrà conoscere il padre ed i segreti da lui mai confidati, che potrebbero rappresentare il rimedio al proprio dolore.
Ho apprezzato molto l’idea dell’autore di narrare, in contemporanea, due storie parallele, che, nonostante riguardino personaggi e periodi storici differenti, sono comunque strettamente correlate.
Con uno stile semplice e lineare, più lento ed a tratti monotono nella parte introduttiva, più scorrevole e coinvolgente nella seconda, l’autore ha saputo affrontare con audacia un tema, oggi, allo stesso tempo presente, ma spesso trascurato. La mancanza di dialogo tra genitori e figli è, infatti, una realtà sempre più frequente, che complica la vita e dalla quale bisognerebbe emergere.
“Ma la verità è che i figli non sono mai come vorremmo che fossero, cerchiamo di forgiarli a nostra immagine quando sarebbe meglio lasciarli vivere. Li riempiamo di cose, di oggetti, per colmare i vuoti dello spirito e della passione. E – parlo per me, certo – raramente offriamo loro la parte più vera e onesta di noi stessi.”

Elena Bracco