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La giovane morte di Mario Pietrantoni

Mario Pietrantoni non vuole la vita di suo padre e sua madre, onesta, ma fatta di stenti e di fatica. Desidera qualcosa di meglio per sé e così, quando scopre che chi corre in bicicletta guadagna anche cinquantamila lire per volta – come quel Girardengo di cui tutti parlano – non riesce a pensare ad altro. Quello deve essere il suo destino. Ma quando sembra aver realizzato il suo sogno, quando ha raggiunto la gloria e le vittorie ed è ammirato e onorato da tutto il paese, Mario viene ritrovato senza vita la mattina del 28 giugno 1931. Che cosa è successo? Un incidente? Qualcuno geloso di un ragazzo che piaceva alle donne? O un motivo politico?
Toccherà al commissario Gregorio Linguiti, che considerava Mario quasi come un figlio, indagare per cercare di scoprire la verità.
Enrica Belli sviluppa il romanzo su due piani narrativi separati, che si alternano fra loro. Da un lato assistiamo, infatti, alla descrizione della vita di Mario Pietrantoni, del suo sogno e dei rapporti con la sua famiglia, fatta di poveri contadini, guidati dalla figura dell’anziana Antonia, nonna di Mario. Proprio lei regala al nipote la prima bicicletta, incoraggiandone i sogni di gloria e di ricchezza ma suscitando le invidie del padre di Mario, che si è sempre visto scavalcato nel proprio ruolo di capofamiglia. Dall’altro lato si svolge l’inchiesta portata avanti dal commissario Linguini, il quale, dopo aver battuto varie piste, incontrando l’ostilità del podestà e del partito fascista e due improbabili rei confessi, troverà l’intuizione giusta che lo porterà alla dolorosa soluzione del caso.
Un romanzo che narra dunque le vicende di Mario e dell’inchiesta sulla sua morte, ma che sullo sfondo tratteggia anche la storia d’Italia ai tempi del fascismo. Attraverso descrizioni di orizzonti poveri, di campagna gialla e verde, di polvere e terra l’autrice ci mostra, come scrive Michela Murgia, un paese “che non esiste più. Ma la violenza che l’ha sconvolto non è mai scomparsa”.

Cecilia Giraudo, Francesco Regolo
Biblioteca Civica di Cuneo
Servizio Civile Nazionale

Il male non ha bisogno di ragioni nobili.

È questo, secondo me, il sugo della storia di Mario Pietrantoni, un ragazzo che ha saputo, grazie al suo incredibile talento, distinguersi dagli altri, ma la cui vita è stata stroncata proprio nel momento più gioioso.
Mario, figlio di contadini, con un destino ben diverso, infatti sarebbe diventato un ciclista e avrebbe conquistato numerose vittorie. Questo è ciò che Mario desidera e appena ottiene la sua prima bicicletta da corsa, inizia a macinare chilometri su chilometri, e con essi arrivano le prime vittorie, i  primi trionfi. All'apice della sua carriera, però, Mario viene ucciso e il caso della sua morte viene affidato a Gregorio Linguiti, detective che aveva sempre considerato il giovane come il figlio che non aveva mai avuto.
Il racconto della vita di Mario Pietrantoni viene alternato alle indagini di Gregorio, e questo parallelismo nella narrazione ha creato in me una certa curiosità di scoprire chi fosse l'omicida di Mario e per quale ragione egli fosse stato ucciso. Poi vi è la vicenda di Carlo, padre del protagonista, uomo debole e incapace di farsi valere, che si suicida, dopo che anche il figlio per il quale aveva fatto tanti sacrifici e grazie al quale la sua vita non era stata poi così insignificante gli aveva voltato le spalle.
La vicenda è anche arricchita dalle storie degli altri personaggi, come quella di Carlo o della nonna Antonia, la padrona di casa Pietrantoni le cui decisioni sono incontestabili o come quella di Caterina, per la quale Mario avrebbe fatto chissà che cosa. Inoltre l'autrice narra la vita di Gregorio che grazie al suo occhio attento e alla sua cultura analizza al meglio la condizione di vita e i pensieri degli abitanti del paese dove Mario era nato, dando una nota di criticità al romanzo.
Contesto invece all'autrice i troppo ricorrenti monologhi interiori, capaci sì di donare personalità ai personaggi, ma rei di rendere la narrazione poco scorrevole e troppo improntata sulle riflessioni personali.
Nel complesso è un romanzo che nella sua semplicità è riuscito a racchiudere molti aspetti della vita di allora, facendo comprendere il male che vi è nella vicenda e che persiste ancora nella società odierna, sebbene essa si sia evoluta e con lei anche la mentalità degli uomini.

Davide Camoirano
Liceo Scientifico "Vasco", Mondovì
classe II A