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L'estate del cane bambino

L’estate, soprattutto quando si è giovani, è la stagione più bella dell’anno, quella che fissa per sempre nel cuore ricordi indelebili. Ne è consapevole il narratore protagonista di questo romanzo, Vittorio, che a cinquant’anni di distanza torna nel luogo in cui ha trascorso l’estate che ha posto fine alla sua gioventù, facendolo diventare adulto in un istante e sciogliendo gli innocenti legami d’amicizia che fino a quel momento avevano rappresentato la sua stessa vita ed erano l’unica cosa che davvero le dava un senso. Siamo a Brondolo, paesino vicino a Venezia: «Menego aveva quattordici anni, io, Michele e Ercole dodici, Stalino quasi, e il cane nero chissà. Era l’estate del 1961. Il nostro mondo di allora era fatto di morti che resuscitavano per uccidere pescatori ingrati, di velieri portatori di peste, topi e vampiri, di nuvole combattenti e cavalieri inesistenti. Era un tempo in cui le leggende erano vere, e se qualcuno ci avesse detto che era impossibile che un bambino si trasformasse in cane, ci saremmo stretti nelle spalle, infischiandocene». Cinque ragazzini trascorrono le giornate facendo ciò che facevano tutti i bambini in quegli anni - partite a pallone, figurine, scorrerie per i campi, sigarette di nascosto, ore passate assieme nella loro base nascosta o fughe verso la cittadina più vicina - nella sonnacchiosa cornice di un paese di provincia, con i suoi personaggi tanto caricaturali quanto veritieri.
L’ingenua capacità – tipica di quell’età - di credere ancora nelle leggende è la vera protagonista del romanzo e permette ai cinque amici di illudersi che Narciso, il fratellino di uno di loro scomparso in un caldo pomeriggio di partite di calcio, si sia in realtà trasformato in un cagnolino nero, chiamato Houdini. Ma questo episodio – per i bambini tanto eccezionale – sembra mettere totalmente in subbuglio gli adulti del pacifico e omertoso paese, che iniziano a mostrare i loro lati più oscuri e meschini: l’atmosfera misteriosa invade tutti e la parabola disastrosa di quell’estate culmina con un avvenimento terribile, che rompe i legami all’interno del gruppo di amici, segnando la fine della loro innocenza e obbligandoli a crescere per sempre.
Adesso, a distanza di molti anni, il protagonista, capitano dei carabinieri prossimo alla pensione, ha ricevuto una lettera contenente un vecchio disegno: il ritratto di un uomo con un paio di corna che getta un cane nero in un pozzo. In un attimo il richiamo del passato diventa inarrestabile e Vittorio torna a Brondolo per scoprire insieme ai vecchi amici che fine avesse fatto Narciso e cosa successe davvero quell’estate, quando improvvisamente un bambino si trasformò in un cane, i genitori divennero cattivi e ogni spensieratezza finì. E il pensiero dell’ormai adulto Vittorio si posa spesso sul ricordo del nonno e del bel rapporto che c’era tra loro: un messaggio lanciato dagli autori, che credono nella possibilità di costruire rapporti onesti tra adulti e ragazzi, anche quando le cose sono difficili da dire.
A fare da sfondo alle avventure del gruppetto di amici, c’è dunque il ritratto perfetto della vita dei paesi, dell’ipocrisia degli abitanti, dei loro silenzi, dei pettegolezzi, ma anche di quel forte legame che si crea tra i ragazzini, delle piccole e grandi avventure che si condividono e della forza - che forse solo a quell’età si ha - di combattere contro qualcosa di molto più grande di se stessi.
Un’atmosfera spesso cupa e misteriosa, che talvolta mi ha ricordato quella cristallizzata in una sorta di sospensione temporale del Sentiero dei nidi di ragno di Calvino.

Cecilia Giraudo, Francesco Regolo
Biblioteca Civica di Cuneo
Servizio Civile Nazionale