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Se mi guardo da fuori
Se mi guardo da fuori

Devo confessare che ho fatto un po' di fatica a leggere tutto il libro di Teresa Righetti “Se mi guardo da fuori”. La scrittrice ha una laurea in lettere, una discreta esperienza come cameriera e questo è il suo primo libro.

Il romanzo, scritto in prima persona, sembra autobiografico, racconta un paio di stagioni della vita di Serena, una ragazza che sta per discutere la tesi di laurea e lavora in un chiosco/ bar di Milano.

Ha molte descrizioni che, anche se belle e ben scritte, vanno a discapito della trama, forse a me non sono piaciute perchè non conosco i luoghi e gli ambienti di cui si parla. Se l'autrice avesse parlato di

Savigliano o Cuneo forse avrei apprezzato le sue descrizioni; anche le persone un po' snob che frequentano il chiosco e ruotano attorno alla protagonista non mi sono familiari. I giovani descritti sembrano più adolescenti vuoti, dediti all'alcool, alla droga e all'amore facile, che universitari della Milano bene.

L'unico luogo che ho riconosciuto è in Liguria, ma non la penso affatto come Serena che ama la riviera adriatica perchè non le piace nuotare, ma camminare in mare sulla sabbia; invece io amo nuotare e la Liguria è la mia seconda casa.

Serena, la protagonista è molto introspettiva, si sente inferiore, inadeguata, non amata.

Si innamora di un cliente del chiosco, Leo, che pur avendo la sua stessa età è immaturo e violento.

Il racconto termina quando la protagonista, finalmente, grazie al lavoro e all'amicizia dei colleghi del Chiosco, matura, si libera di Leo, dei suoi complessi e va a vivere da sola sentendosi finalmente appagata.

Ho trovato il testo di difficile lettura anche perchè scritto in modo colloquiale con frasi fatte da parole tutte attaccate assieme.  I personaggi, sebbene ben caratterizzati, sono tanti e, forse per via dei nomi abbreviati e dei soprannomi, si confondono e creano un po' di confusione.

Preferisco leggere romanzi più semplici, avventurosi, meno psicologici e con una bella trama, forse perchè sono ancora un po' immatura anche io.

Chiara Dogliani, classe 4^D AFM
IIS Arimondi-Eula Savigliano


Il romanzo è scorrevole, il linguaggio è semplice, ma molto efficace. Esso racconta la storia di una ragazza timida e pessimista che lavora in un chiosco; qui conosce un ragazzo di nome Leonardo con cui intreccia una relazione amorosa. La loro storia però finisce presto e Serena torna nella sua negatività abituale.

All’interno del romanzo le descrizioni hanno un ruolo importante, sono molto esaustive ed articolate, fin troppo, a mio giudizio. La storia in sé non ha molti significati, è piatta, senza colpi di scena e di conseguenza il romanzo non è intrigante.

La scrittrice ha avuto poca fantasia, il romanzo sicuramente non avrà un grande successo. Nonostante ciò, è facile intuire le notevoli capacità di scrittura dell’autrice.

Samuele Scotto, classe 4^D AFM
IIS Arimondi-Eula Savigliano


Quando ho iniziato questo libro, dopo appena poche pagine, ero già pronto a bocciarlo e bollarlo in maniera negativa. Il motivo è presto detto: i soliti luoghi comuni, per i quali nutro un odio quasi viscerale, mi avevano indotto a pensare che l’autrice mi volesse proporre la ripetitiva solfa già letta e riletta fatta di giovani infelici senza motivo che passano il loro tempo a bere e fumare e che non sanno cosa vogliono dalla vita per finire poi con l’uomo perfetto che viene a salvare la nostra eroina. Ero già rassegnato a portare avanti la lettura con difficoltà e un perenne sopracciglio alzato. E invece no. Assolutamente no. O anzi, non del tutto, perché, seppur il genere non è da considerarsi dei migliori (almeno secondo il mio personale gusto), ha saputo raccontare in modo eccelso la storia di serena una ragazza come tante, la classica ragazza da fiction, perché alla fine con quella sua penna traditrice è riuscita a trattare dei temi che mi hanno fortemente toccato e che mi hanno spinto, impensabile a dirsi, a nutrire una forte simpatia e addirittura in alcuni momenti a identificarmi con la protagonista.

Una ragazza quasi donna che sta sul ciglio della sua stessa vita, quasi fosse una spettatrice e non avesse mai un ruolo attivo. Parla poco e osserva tutto ciò che le passa davanti e il suo miglior punto di osservazione è il Chiosco, luogo in cui lavora e in cui, come in una specie di riserva naturale, vede diversi umani che si approcciano alla vita: i Marina, il Conte, le Mamme...tutti diversi e tutti uguali: sguardi assenti e indifferenti, anche se fingono il contrario. Ed è qui che Serena sente di essere costantemente fuori posto, invisibile, sbagliata, perché con quella gente non ha nulla da condividere se non l'aria che respira.

I personaggi sono molto caratteristici e descritti egregiamente con una chiave di lettura leggera e poco farraginosa proprio per lasciare spazio alla vera essenza del romanzo, al succo della questione ossia: quello che è il normale corso della vita di ogni uomo  donna che  in quanto tale incappa nei problemi della vita.

Per quanto mi riguarda il romanzo in quanto romanzo di narrativa, ha comunque suscitato in me delle riflessioni e delle emozioni quindi si merita comunque una valutazione più che positiva.

Lorenzo Di Maria, classe 4^A
IIS Arimondi-Eula Savigliano


L'autrice ritrae una Milano fredda e apatica, popolata di persone che hanno sempre un drink in mano e la battuta pronta, capaci di restare sempre in superficie senza mai andare a fondo. Una città asettica, insomma, in cui non sembrano trovare spazio i sentimenti e in cui le persone che la popolano, e che entrano nel campo d'osservazione della Righetti, sembra che stiano sempre recitando una parte; con questo l’autrice dimostra le sue capacità di caratterizzare e descrivere i personaggi. Righetti è riuscita a coinvolgermi nella lettura per la sua  buona capacità di scrittura e di analisi dell'interiorità  dei personaggi, soprattutto quando riporta con efficacia i pensieri della protagonista. Spesso, infatti, Serena guarda il mondo come se non stesse partecipando alla vita che le scorre attorno, come se si stesse guardando da fuori. La maggior parte del libro è giocato sul punto di vista e sulle riflessioni della ragazza rallentando un po’ l’andamento del libro.

Il libro è incentrato sulla crescita, le paure , la fragilità di un'età in bilico tra l'essere ragazzi e il diventare adulti, un'età che conosco bene, vivendola in prima persona.

Niccolò Davicco, classe 4^A CAT
IIS Arimondi-Eula Savigliano


Serena, la protagonista di questo libro, nominata poco spesso dall’autore, ha una vita particolare legata a pochi ed essenziali aspetti: sembra che lei possa esistere esclusivamente in funzione del chiosco, che è il luogo dove lavora per potersi guadagnare uno stipendio prima di laurearsi; cosa che sta per accadere. Ma nel frattempo le nuove conoscenze, la nuova casa ereditata dal nonno e in arrivo un nuovo possibile amore stravolgono la sua semplice vita.

Serena non sa ancora quale sia il sogno da inseguire, che tipo di donna essere ma soprattutto non sa come sentirsi adeguata e si sente inappropriata in qualsiasi situazione, a meno che non si parli di servire ai tavoli: in questo piano piano è diventata molto brava.

In mezzo ai suoi nuovi amici e ai clienti del chiosco ha paura di passare inosservata e si sente come fosse “invisibile”, fino a quando nota che qualcuno sta cercando di catturare la sua attenzione: Leo, il bello del gruppo che abitualmente il sabato sera si presenta al chiosco per bere qualcosa prima di andare a fare festa.

Leonardo con l’avanzare del tempo sembra prendere un posto sempre più importante nella vita di Serena, e la loro storia la porterà ad una dura conferma, cioè che molto spesso dietro ai sorrisi si nasconde il dolore e che non è difficile, se si presta attenzione, trovare qualcuno che riesca ad apprezzarti per come sei senza che tu sia nulla di evidente. Serena capirà l’importanza di saper scegliere nella propria vita e non soltanto di adeguarsi.

In questo libro i personaggi, coloro che vivono in una Milano fredda e quotidiana sembra non abbiano sentimenti, sembra recitino continuamente una parte; a partire dai suoi colleghi di lavoro che presto diventano suoi amici fino ai clienti del chiosco.

L’autrice riesce a riportare con efficacia i sentimenti della protagonista, la quale sembra spesso la narratrice della storia poiché osserva il mondo e ciò che sta succedendo da un punto di vista esterno e molto oggettivo, quasi come se lei stessa non appartenesse alla storia.

La narrazione molto spesso è rallentata dalle riflessioni e dai punti di vista della ragazza, che vengono esplicitati molto spesso nel corso del libro.

Ilenia Arlorio, classe 4^A CAT
IIS Arimondi-Eula Savigliano


Ho fatto abbastanza fatica a leggere il libro Se mi guardo da fuori.

Il romanzo racconta la vita di Serena, una ragazza che lavora presso un chiosco di Milano e sta per discutere la sua tesi di laurea.

Il racconto è ricco di descrizioni che, a mio giudizio, fanno perdere il senso della storia narrata e talvolta la rendono poco chiara. Gli adolescenti che vengono descritti sembrano giovani dediti alla droga, all’alcool che si perdono in amori sbagliati : non forniscono un esempio corretto da seguire.

Non sono riuscita a immedesimarmi nella protagonista in quanto è una ragazza chiusa in se stessa, che si sente inadeguata nelle situazioni e inferiore agli altri.

Si innamora di Leo, un ragazzo della sua stessa età, ma più maturo, talvolta violento e scorretto.

La storia termina quando Serena, grazie all’aiuto dei suoi amici del Chiosco, riesce a superare i suoi complessi, a staccarsi da Leo e ad andare a vivere da sola, sentendosi così realizzata.

Il testo è stato per me difficile da seguire in quanto si perde in riflessioni psicologiche. Vi sono inoltre tanti personaggi che spesso confondevo  e talvolta l’autrice usa parole tutte unite tra di loro che risultano poco chiare.

Ritengo più opportuna per la mia età la lettura di testi meno psicologici, ma con una trama più chiara.

Giulia Abrate, classe 4^D AFM
IIS Arimondi-Eula Savigliano


La protagonista della storia è Serena una ragazza normale di venticinque anni. All’apparenza sembrerebbe che non le manchi nulla per essere felice: ha una bellissima famiglia che le vuole bene, si sta per laureare e trasferire a vivere da sola nella casa che le ha lasciato il nonno. Mentre aspetta di ottenere il traguardo che ha sempre sognato arrotonda le sue entrate lavorando come cameriera nel Chiosco, un bar di Milano frequentato da gente di vario tipo. Lì incontra Cri, Vivi e Angelica, con le quali instaura un rapporto importante che con il passare del tempo diventa amicizia. Poi incontra Leonardo, che in pochissimo tempo inizia ad avere un posto molto importante nella sua vita, ma altrettanto rapidamente si rivelerà un ragazzo viziato e non adatto a lei. Serena ha pochissima stima di sè e non ha molti obiettivi per il suo futuro, non ha ancora capito quale sia il suo posto nel mondo, si limita ad osservare tutto ciò che la circonda, ma è incapace di scegliere quale sia il suo ruolo.

In questo romanzo Serena si racconta oggettivamente, si descrive da fuori. E’ un libro che ha una trama bella e coinvolgente, leggendo il libro mi sono ritrovata nella storia, anche a me infatti è capitato di essere incerta e di sentirmi invisibile agli occhi degli altri. Personalmente ho apprezzato molto il modo di scrivere dell’autrice; riesce a descrivere molto bene le emozioni e i sentimenti della protagonista, che ha un ottima capacità di osservazione. Il ritmo narrativo, a volte, è molto lento; ciò è dovuto alla descrizione del punto di vista e delle riflessioni di Serena sul mondo che la circonda. Lei, infatti, guarda il mondo come se non stesse partecipando alla vita che le scorre davanti. Consiglio il libro a tutte le ragazze, in quanto fa riflettere sul fatto che probabilmente se si vuole amore dagli altri si deve prima amare se stessi.

Ouadi, classe 4^D AFM
IIS Arimondi-Eula Savigliano